
il primo album dei CAPATOSTA dal titolo "CAPATOSTA" (MSM001).
Dal 30 gennaio 2008 nei negozi e stores on line. Distribuzione: Caffeina Records.
L'album è prodotto e pubblicato da "Non Plus Ultra", etichetta nata dall'esperienza ventennale in ambito editoriale di Massimo Carola e Gabriella Rinaldi ed è distribuito da Caffeina Records.
Mixagio e mastering di Max Carola (già engineering di nomi quali Enzo Avitabile, Mango, Aerosmith, etc).

"A Jatta Nera" è quella che potremmo già definire la "hit" dei CAPATOSTA per i due mesi di sigla su Rai Radio1 DEMO di Michael Pergolani e Renato Marengo. E’ un capolavoro, perfetta per adrenalina, vertigini e cambi di tempo.
Altrettanto è "Kamaloka": funky che fa saltare, dannatamente ritmato ma con un violino altrettanto dannatamente melodico. Brano già utilizzato da una nota catena di studi di musicoterapia per bambini.
"Bunngee Jumping" gioca da anatema per le cosiddette “sette sorelle” e, come tutti gli altri brani, è sale sulle pietanze!
Nella beatlesiana cover stravolta di "Come Together" c'è pure spazio per una parte psichedelicheggiante in cui i synth, con i loro tappeti, sconvolgono l’armonia.
"Sguiscia la Rivoluzione" è l’elogio ai Medici Senza Frontiere e l’invito a prendere coscienza per rivoluzionare se stessi, dove la contrapposizione del rap con l’apertura delle voci soul ne fanno un gioiello soulpop.
E se davvero si vuol cambiare il mondo facciamolo con dolci e dolcezze come dice "’On Nicola ‘O Pasticciere", ché di sangue c'è ne troppo fuor dal corpo!
L'appeal europeo dei CAPATOSTA è indiscusso, come la loro propensione per la costruzione di melodie a presa rapida. Brani dalla struttura analogica, mascherata dalla limitata gamma elettronica del sound.

Capita così che “Bungee Jumping” richiami dai ZZ Top ai Talking Heads, mentre “Mutis Mutare Mutande” (nata da un’idea di Michael Pergolani) e la cover carosonica “Pigliate ‘na Pastiglia” scelgono punti di riferimento più graffianti, sia nel testo che nell’arrangiamento.
“’O Pallista” riporta invece l'orologio ancora più indietro, al blues napoletanissimo legato alle dodici misure. E’ il ritorno alle sonorità naif e positive che, altrove, conducono anche ai primi strepitosi Led Zeppelin.
I grooves saltellanti e danzabili sono già pronti per interventi di remix e si accompagnano a testi che parlano di amori e di ironia, idiozia dei mass media, spaghetti e fibre ottiche che non funzionano, ovvero del problema più grave possibile rappresentato dallo sfruttamento ottuso del mondo.
Il risultato è un gustosissimo frullato di suoni che rimangono in testa, più di quanto possa un anatema. Un suono fatto di effetti, umori, amori e rumori.